[di Federico Bonadonna]
Mio padre mi dà la notizia al telefono: “I fascisti hanno assaltato la sede della Cgil”. È scosso, quella è stata la sua casa per una vita. Io ho ricordi precocissimi dei corridoi e soprattutto della scala interna di Corso d’Italia che all’epoca sembrava enorme (anni dopo avrebbe assunto dimensioni più contenute). Poi arrivano i dettagli, il fatto è gravissimo, indiscutibilmente, ma le immagini provano che l’assalto è simbolico. Certo, chi c’era se l’è vista brutta, come dicono i visi provati e le facce tese dei compagni: lì per lì non si sa mai come va a finire e dopo è facile dire che era simbolico.
È una profanazione, certo, ma non era quell’assalto che ricordiamo, il giorno dopo, al presidio democratico a Corso d’Italia. Era successo in un tempo imprecisato a cavallo tra il 1973 e il 1974, tra il golpe cileno e la scoperta dell’organizzazione nera, La Rosa dei venti collegata con i servizi segreti “deviati”. Era successo una sera. Stavamo guardando un documentario sulla guerra civile spagnola in un locale della scuola di formazione quadri sindacali di Ariccia dove mio padre lavorava. C’erano i corsisti e i lavoratori della scuola. Un compagno accese la luce, la proiezione fu interrotta. Disse che dal partito era arrivata la notizia che i fascisti stavano per assaltare le sedi della Cgil. Disse che non era sicuro uscire. Del resto avevamo ancora nelle orecchie il fragore della bomba di Brescia e la voce ferma del segretario della camera del lavoro che un attimo prima, dal palco, accusava Almirante di ricostituzione del partito fascista, e dopo l’esplosione invitava i compagni a stare fermi, tenere i nervi saldi. Ci barricammo dentro e passammo la notte ad aspettare l’incursione. Fu una notte di storie e racconti del fascismo.
La guerra era finita da 30 anni. C’erano ancora tanti partigiani e partigiane che lavoravano lì. E poi il golpe in Cile, i fascisti di Patria y Libertad. Già, un ossimoro: cosa c’entra il fascismo con la libertà? Eppure anni dopo, un reduce di Salò, il senatore missino Giorgio Pisanò, fondò il Movimento Fascismo e Libertà (con un fascio littorio come simbolo), tuttora operante, che ha anche eletto alcuni consiglieri comunali in giro per l’Italia. Sembra che da allora non sia cambiato niente. Invece è cambiato tutto, tranne il fatto che, nelle stanze del potere, sanno ancora come usare i fascisti.
Questo brano è tratto da “Hostia“, il romanzo di Federico Bonadonna