[Alessandro Principe, per Round Robin]
La sicurezza sul lavoro, la salute sul lavoro. In questo momento stiamo vivendo un paradosso: ci stiamo rendendo tutti conto di quanto siano importanti. Eppure, gli incidenti sui luoghi di lavoro non sono mai stati un tema da prima pagina o da priorità del discorso pubblico. Salvo quando ci sono state tragedie eclatanti nelle dimensioni o nelle modalità, la morte quotidiana di tre lavoratori non ha mai fatto notizia di per sé. Tre al giorno. Questa è la media. In fabbrica, nei cantieri, nei campi.
Il punto preciso dove un operaio lasciò la sua vita, i suoi progetti, la sua famiglia, l’ho visto due anni e mezzo fa. Un paese in provincia di Cuneo, Cavallermaggiore. Una fabbrica di pavimenti. Una donna, Ornella, che mi accompagna dentro lo stabilimento e mi dice: ecco, mio marito Dino è morto lì.
“Lì” è un nastro trasportatore su cui scorrono piastrelle. C’è un braccio meccanico che, a ritmo regolare, si sposta avanti e indietro. E c’è una pressa che viene giù per schiacciare l’una sull’altra le piastrelle, per togliere l’aria, prima che vengano imballate. Dino ci è finito sotto, dopo che il braccio meccanico lo aveva stordito colpendolo sulla testa.
La sua vita è la storia di “Riscatto”, il mio libro. Ma non è solo una storia tragica. Al contrario. Ci sono coraggio, sogni, amore e speranza. Dino, prima del giorno della tragedia, era riuscito in un’impresa clamorosa: salvare la propria fabbrica dal fallimento. Lo aveva fatto con tenacia, superando una a una tutte le difficoltà. Anche quella di trascinare con sé, coinvolgerli e poi guidarli, i compagni di lavoro scettici, impauriti. Lo aveva fatto per salvare il proprio e il loro lavoro. Si era messo in gioco, con competenza, abnegazione, sacrifici ed entusiasmo. E ce l’aveva fatta. Oggi che lui non c’è più è la moglie, Ornella, a guidare l’azienda.
La vicenda umana e professionale di Dino mi è tornata in mente in questi giorni. Il Primo Maggio dell’Anno della Pandemia sarà strano. Lo sapete: tutto virtuale, niente piazze, niente cortei, niente concertone. Ma il Primo Maggio c’è. E proprio alla sicurezza e alla salute sul lavoro è dedicato. Distanze, mascherine, disinfezioni. Una nuova sfida, difficile e vitale. Ma mi piacerebbe che non si dimenticasse quella vecchia. La sicurezza sul lavoro è un fatto di civiltà. Tre vittime al giorno un’emergenza.