di Stefano a.k.a. S3Keno,
founder & direttore di ARF! Festival
A un certo punto, lo scorso 11 maggio, scarico la posta e mi arriva la mail che aspettavo da Alessandro Baricco: «Stavo lì nel mio lockdown. Come tutti ci stavo con la vaga impressione di consumarmi ogni giorno un po’, questa sensazione di impolverarmi come un oggetto che d’improvviso nessuno tocca più»…
È esattamente con queste parole (e altre, capaci di emozionarmi) che lui apre la sua prefazione a COme VIte Distanti, cui tornerò tra poco, cioè l’unico vero motivo che personalmente non mi ha fatto perdere la testa durante questa emergenza Covid-19, questa quarantena che ha bloccato l’Italia e il mondo intero. Ma facciamo un passo indietro.
Oggi è già il giorno dopo, per me che scrivo di lunedì 25 maggio.
Ieri sera sarebbe infatti terminata la terza e ultima giornata della VI edizione di ARF!, il Festival del Fumetto di Roma, proprio nell’anno della sua rivoluzione/trasformazione a Ragusa Off, la nuova location che andava a prendere il posto della nostra abituale casa, il Mattatoio del Testaccio. E uno potrebbe pure pensare che fosse destino, che sia stato proprio er core der Testaccio (dove noi abbiamo la nostra sede, all’interno del Villaggio Globale) che in qualche modo si sia “ribellato” al nostro trasferimento annunciato. Ma tant’è.
Sarebbe sin troppo facile cadere adesso nella tentazione di piangerci addosso, raccontando che effetto devastante stia avendo questo Coronavirus su tutte le filiere dell’editoria e su intere categorie professionali come la nostra, gli “invisibili” organizzatori di eventi, nel fumetto come nella musica dal vivo, negli spettacoli teatrali, nelle produzioni cinematografiche o televisive, in qualsiasi festival, fiera o manifestazione che implichi il famoso assembramento. Quindi in termini di mancato indotto, mancata vendita dei biglietti, mancato introito di contributi e sponsorizzazioni, mancato impatto economico sul territorio. Un danno economico senza pari. E non solo economico: anche in termini di politiche culturali delle città in cui operano gli eventi.
Ognuno di noi ha visto un anno del proprio lavoro andare in fumo.
Se non fosse, appunto, per il valore culturale – etico, sociale – che una manifestazione come la nostra vuole esprimere da sempre, nella scelta dei partner solidali con cui collaboriamo edizione dopo edizione (Emergency, Amnesty International, Dynamo Camp, Cesvi, UNHCR), così come nelle lotte di resistenza creativa che ci impegnano tutto il resto dell’anno, dal Villaggio Globale stesso («Bene pubblico, spazio di tutti») alla Casa delle Donne Lucha y Siesta, da Odiare ti costa all’antifascismo.
COme Vite Distanti è stata allora la risposta di ARF! a questa pandemia.
«Una storia corale, un progetto (anti)virale» che ha riunito pagina dopo pagina, pubblicata quotidianamente sul web, un’ottantina dei migliori autori della scena nazionale, uniti come non mai per un fine comune e solidale, attraverso un libro che – solo grazie ai preordini su www.arfestival.it/covid – ha già donato 60.000 euro all’Ospedale Spallanzani di Roma, trasformando questa iniziativa in quella che è probabilmente la più grande raccolta fondi mai realizzata dal Fumetto Italiano.
E che al contempo, per noi organizzatori, è stata la spinta motivazionale di ogni mattina e la salvezza dei nostri personali lockdown fisici e mentali.
A questo punto che altro aggiungere?
A mo’ di claim del nostro Festival, diciamo sempre: «A maggio Roma è bellissima!»
Ma stavolta, se resterete sintonizzati (stay ARF!), scopriremo insieme che – prima della VI edizione rimandata al 2021 – anche un altro mese dell’anno a Roma potrà essere bellissimo.
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