“Oriana Fallaci” di Eva Giovannini e Michela Di Cecio è il primo volume della collana “Donne sul fronte” nata dalla collaborazione tra Round Robin editrice, Il Fatto Quotidiano e Paper First. In edicola dal 19 novembre, ogni settimana un graphic novel vi racconterà la storia di donne e giornaliste impegnate in scenari di guerra.
Di seguito un estratto dell’intervista a Kim Phúc, la ex bambina del napalm, immortalata da un giovane fotografo dell’Associated Press di nome Nick Út che, una mattina di giugno del 1972, la immortalò mentre correva via dalle fiamme, gridando: «Brucia, brucia!».
[di Eva Giovannini] Sulla sua vicenda tutto è stato scritto e tutto è stato raccontato. Eppure, molti ragazzi che oggi vanno a scuola non sanno neanche cos’è stata la guerra in Vietnam. Ce lo vuole dire lei?
«È stato un conflitto combattuto tra il Vietnam del Nord e il Vietnam del Sud, nel quale il Nord era appoggiato dal blocco comunista e il Sud da molti paesi anti-comunisti. Si stima che siano morte in quella guerra tra 1.3 e 4.2 milioni di persone. Il conflitto iniziò nel 1955 e durò fino al 30 aprile 1975, per un totale di diciannove anni. L’8 giugno 1972 io sono rimasta bruciata a causa di una serie di bombe al napalm cadute sul mio villaggio, Trang Bang. Avevo 9 anni. Ero solo una bambina, una vittima. Tutto ciò che ho conosciuto dal quel momento è stato sofferenza, un’esperienza terribile. Le guerre causano dolore, perdita, assenza di speranza, anche quando finiscono. Perché la guerra si ferma, ma le persone continuano a soffrire. E non vale solo per il Vietnam, vale per tutte le guerre».
Qual è il ricordo più forte di quella mattina di giugno?
«Quella mattina vidi quattro bombe cadere vicino a me. Ricordo ancora il rumore – bup bup, bup bup – e poi tutto intorno, il fuoco. Non mi tolsi i vestiti, mi bruciarono addosso, direttamente. Vidi subito una fiamma sul mio braccio sinistro, cercai con l’altra mano di spegnerla, ma presi fuoco anche dal lato destro. Ricordo perfettamente che pensai: “Oddio! Sto bruciando! Diventerò un mostro e nessuno mi guarderà più allo stesso modo…”».
La sua autobiografia si intitola Il Fuoco addosso (Scripsi ed.).
Qual è l’eredità che quel fuoco le ha lasciato?
«Se con questa domanda vuole sapere cosa vive oggi in me, come risultato di quelle fiamme, posso dirle che quella strada di fuoco mi ha condotto tra le braccia di Gesù Cristo».
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