Primo Maggio

Primo Maggio

Segui la diretta Facebook con Susanna Camusso, Giorgia D’Errico e Sara Dellabella. Oggi, Primo Maggio ore 17:30

 

[di Giorgia D’Errico, per Round Robin] “Un giorno per chi vive nel lavoro, un giorno per chi spera nel futuro un giorno per chi lotta con coraggio è il nostro giorno è il primo maggio”. Diceva Giorgio Gaber nel lontano 1965. Un salto con tuffo carpiato nel 2020 ed è un altro mondo. Non solo perché è cambiato il lavoro. Perché siamo passati da Henry Ford a Mark Zuckerberg, ma perché siamo stati arrestati da un qualcosa di inaspettato. Non una altisonante e rumorosa crisi economico – finanziaria, come accadde nel 2008, non uno tsunami nè un terremoto, ma qualcosa di invisibile, di sorprendentemente piccolo ma fortemente aggressivo. Un virus che non ha risparmiato nessuno. Che non ha guardato chi fossi, si è insinuato, trascinando via tutto, come un’onda anomala. Persone, rapporti, relazioni, abitudini, tradizioni, gesti, luoghi e quindi mettendo in grave crisi il lavoro, sulla quale lentamente ci stavamo interrogando e a poco a poco stavamo comprendendo che stava subendo dei profondi cambiamenti. Questa situazione ci ha messo di fronte a un nuovo modo di concepire il lavoro: dal preservare le tutele per chi lo dovrà sospendere o lo perderà al prendere atto che potevano esserci delle altre forme di lavoro conosciute, poco utilizzate o forme di lavoro assolutamente sottotraccia. Sono emerse tutte le nostre contraddizioni: chi era precario, è diventato più precario. Chi non lo era ci si è ritrovato. Chi pensava di non esserlo, ha dovuto pensare come si potrà reinventare. Ognuno di noi si è dovuto sentire responsabile di una situazione subìta, sconosciuta, che è riuscita a cambiare i tempi, soprattutto i tempi del lavoro e della produzione che sono quelli che da questa parte di mondo scandiscono le nostre giornate, il nostro quotidiano. Dentro questi cambiamenti, chi sta subendo una nuova metamorfosi sono le donne, il loro lavoro, il loro futuro. Si sono trovate in poche ore dall’ufficio al tavolo della cucina, con il pc più o meno sempre aperto e l’onere di sovrapporre le ore dedicate al lavoro al lavoro di cura. Tutte le misure fino ad ora adottate in termini di sostegno, sono pensate molto per le donne: penso ai congedi e al lavoro agile, per esempio. Fu la scorsa legislatura a normare, all’interno del Jobs Act per gli autonomi, il cosiddetto lavoro agile e posso dire che nessuno poteva immaginare che sarebbe servito, con tutte le sue contraddizioni e le scarse convinzioni che quella legge si porta dietro, che sarebbe servito a gestire popolazioni di madri e in questo caso aggiungo anche di padri nell’organizzare la nuova vita dei propri figli. Ma nessuno poteva immaginare nemmeno che laddove figli da gestire non ce ne sono, viene accentuato maggiormente il valore sociale del lavoro insieme alla possibilità di distinguere i tempi di vita dai tempi di lavoro. Quanto sia importante uscire per recarsi al lavoro, quanto sia importante confrontarsi con i colleghi quando si perseguono obiettivi comuni, quanto possa essere stimolante una riunione, un pranzo di lavoro o un convegno. E nello stesso tempo quanto sia importante il diritto alla disconnessione. Quanto questo momento abbia fagocitato il tempo personale e la propria vita privata. Questo è un rischio ed è da qui che deve ripartire l’analisi e la discussione. Oggi, sta qui “il coraggio di chi lotta”, tornando a citare Gaber. Riparte da qui. A interrogarsi che cosa cambierà e a provare a non farsi trovare più impreparato. Nemmeno da una pandemia. _____________________________________________________________________________________________________

FEMMINILE PLURALE

di Giorgia D’Errico Ed. Round Robin  

 
Scaricabile dal 01 al 07 Maggio

 

 

 

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